Tassa sullo zucchero: ciò che si può fare già oggi…

Dopo essere stata oggetto di rinvio per ben sette volte, la „tassa sullo zucchero“ sarebbe dovuta entrare in vigore domani, 1° luglio 2025. Il Governo ha tuttavia prorogato la sua introduzione di altri sei mesi. Il Centro Tutela Consumatori Utenti chiarisce alcuni aspetti della controversa questione.

 

Con la legge di bilancio 2020 (n. 160/2019), l’Italia aveva introdotto due nuove imposte sui consumi, la "Sugar Tax" sulle bevande zuccherate e la "Plastic Tax" sui prodotti in plastica monouso. Fino ad oggi, nessuna delle due imposte è ancora entrata in vigore. La tassa sulla plastica dovrebbe entrare in vigore il 1° luglio 2026, mentre la tassa sullo zucchero il 1° gennaio 2026, invece che domani, 1° luglio 2025. Solo dieci giorni fa il Consiglio dei Ministri aveva deciso l’ottavo rinvio. Da anni, la tassa sullo zucchero è un tema di scontro politico tra i diversi partiti e alcuni preferirebbero addirittura abolirla. Anche Assobibe, l’associazione dei produttori di bevande analcoliche, la Coldiretti e persino alcuni sindacati si oppongono all’introduzione della tassa sullo zucchero. Tutti sembrano però sottovalutare il fatto che con tale novitá normativa si cerchi di tutelare la salute di moltissime persone.

 

La tassa sullo zucchero: 10 centesimi per litro

La tassa sullo zucchero dovrebbe riguardare tutte le bevande zuccherate con un contenuto di alcol fino all’1,2% sul volume, nonché i prodotti preparati con l’aggiunta di acqua o altri liquidi. La normativa comprende sia dolcificanti naturali che artificiali e si applica quindi a soft drinks, tè freddo, bevande a base di succo di frutta, energy drink, sciroppi, polveri per bevande istantanee e simili. I produttori o importatori pagano 10 euro per ettolitro di bevanda (equivalente a 0,10 euro per litro) o 0,25 euro per chilo di prodotti diluiti. È prevedibile che i produttori trasferiranno i costi aggiuntivi ai consumatori e aumenteranno così i prezzi di vendita dei prodotti interessati. Sono esentate le bevande con un contenuto di zucchero massimo di 25 grammi di saccarosio per litro (per preparati, massimo 125 grammi di saccarosio per chilo) e i prodotti che non superano una quantità equivalente di dolcificante.

 

Perché l’Italia ha bisogno di una tassa sullo zucchero

In Italia, il 32,6% degli adulti è in sovrappeso (indice di massa corporea tra 25 e 29,9) e un ulteriore 10,4% è obeso (IMC ≥30, indagine "PASSI", ISS 2023-2024). La situazione dei bambini è particolarmente preoccupante. Secondo i criteri dell’International Obesity Task Force, in Italia il 19,8% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,8% è obeso (indagine "OKkio alla SALUTE", ISS 2023). Se si considerano i criteri dell’OMS, in totale il 37% dei bambini è classificato come in sovrappeso o obeso. Con questa percentuale, l’Italia condivide il secondo posto con la Grecia nella classifica dei bambini in sovrappeso nella regione europea dell’OMS (OMS 2024).

Sicuramente anche il consumo di zucchero e bevande zuccherate contribuisce a questa situazione. In media, le persone italiane di età compresa tra i 3 e i 74 anni assumono quotidianamente 83 grammi di zuccheri semplici (indagine "IV SCAI", CREA 2023). Circa un quarto dei bambini di 8-9 anni consuma quotidianamente bevande zuccherate e/o gassate (indagine "OKkio alla SALUTE", ISS 2023).

Gli scienziati concordano sul fatto che l’assunzione di zuccheri aggiunti e liberi dovrebbe essere la più bassa possibile. Esiste infatti un forte legame tra il consumo di bevande zuccherate e il rischio di sviluppare obesità, diabete di tipo 2, ipertensione e malattie cardiovascolari. L’OMS raccomanda agli adulti di limitare l’assunzione di zuccheri liberi a 25 grammi al giorno. Gli zuccheri liberi sono tutti gli zuccheri aggiunti ai cibi e alle bevande, oltre allo zucchero presente nel miele, negli altri dolcificanti e nei succhi di frutta.

Una tassa sullo zucchero, ovvero un’imposta sui cibi e, in particolare, sulle bevande ad alto contenuto di zucchero, può essere uno strumento politico efficace per ridurre il consumo di bevande zuccherate e l’assunzione di zuccheri, prevenendo malattie a medio termine.

 

Come funziona una tassa sullo zucchero

Le simulazioni e le esperienze di altri Paesi dimostrano che, in primo luogo, imposte più elevate determinano una domanda inferiore dei prodotti soggetti a tassazione. Secondo l’OMS, una tassa sullo zucchero dovrebbe far aumentare il prezzo di vendita di almeno il 20%. Imposte più basse, invece, hanno un impatto minimo sulla domanda, rappresentando principalmente entrate fiscali aggiuntive per lo Stato – che dovrebbe poi usare questi fondi preferibilmente per campagne di salute.

Uno studio di simulazione in Germania ha mostrato che, attraverso una tassazione scaglionata in base al contenuto di zucchero dei soft drink, entro 20 anni si potrebbero prevenire circa 240.000 casi di diabete di tipo 2 e risparmiare circa 16 miliardi di euro di costi sociali (tra cui costi per il sistema sanitario e assenze per malattia) (Emmert-Fees et al. 2023).

Se la tassa sullo zucchero italiana, qualora dovesse mai entrare in vigore, produrrà effettivamente gli effetti desiderati, è ancora oggetto di dibattito. Secondo una simulazione (Tiboldo et al. 2024), la tassa potrebbe ridurre il consumo di bevande zuccherate del 18% e l’assunzione di zucchero del 24%. Tuttavia, le riviste online indipendenti "Il Fatto Alimentare" e "Altreconomia" hanno definito in passato la Sugar Tax "ridicola" e inefficace. L’esperto di diritto alimentare Dario Dongo propone di introdurre, invece di una tassa fissa, una tassa scaglionata ispirata a Regno Unito e Francia. Solo così si possono incentivare i produttori di bevande a ridurre la quantità di dolcificanti nelle loro ricette.

 

Gunde Bauhofer, direttrice del CTCU, commenta: "Il costante rinvio dell’introduzione di queste due tasse a scapito della cittadinanza e dei consumatori suggerisce l'esistenza di strategie di lobbying significative - e apparentemente di successo – nel sottofondo. Tuttavia, la tutela della salute della popolazione e dell'ambiente è una priorità, per cui l'Italia dovrebbe introdurre sia la tassa sullo zucchero che la tassa sulla plastica quanto prima."

 

Esperienze di altri Paesi

Numerosi Paesi, tra cui Regno Unito, Irlanda, Francia, Belgio, Ungheria, Cile, Messico, Arabia Saudita e diverse città degli Stati Uniti, hanno già introdotto una tassa sullo zucchero.

Nel Regno Unito, dal 2018, i produttori di bevande pagano una tassa di 18 pence per litro per le bevande con un contenuto di zucchero superiore a 5 g/100 ml e di 24 pence per litro per quelle con più di 8 g/100 ml. Di conseguenza, molti produttori hanno ridotto il contenuto di zucchero dei loro prodotti. Nel 2019, solo il 15% delle bevande offerte nei supermercati aveva un contenuto di zucchero superiore a 5 g/100 ml, rispetto a quasi il 50% nel 2015. Inoltre, si è registrata una diminuzione dell’obesità tra le ragazze di 10-11 anni dell’8% (Rogers et al. 2023).

In Messico, è stata introdotta un’imposta di circa il 10% sui soft drink zuccherati. Nel primo anno, le famiglie hanno acquistato fra il 6 e il 7% in meno di bevande zuccherate (Colchero et al. 2016).

Il Cile ha aumentato nel 2014 la tassa di consumo su bevande ad alto contenuto di zucchero (>6,25 g/100 ml) dal 13% al 18%, riducendo contemporaneamente la tassa su bevande con un contenuto inferiore a questa soglia dal 13% al 10%. Dopo un anno dall’introduzione, il consumo di queste bevande è diminuito del 21,6%. La riduzione è stata particolarmente forte tra i consumatori che ne facevano un grande consumo (Nakamura et al. 2018).

A Berkeley (USA), nel 2015, il consumo di soft drink zuccherati è diminuito del 21% in quattro mesi dall’introduzione di una tassa di 33,8 centesimi di dollaro per litro (Falbe et al. 2016).

 

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