L’alimentazione vegana può salvare il clima?

Ripensare la nutrizione – RI-NUTRI – Ernährung neu denken

 

Nel 2040 sulla Terra vivranno nove miliardi di persone, e 15 anni più tardi questo numero salirà a dieci miliardi. Il sistema alimentare globale è adatto per affrontare questo sviluppo? Sarà possibile nutrire tutti adeguatamente e produrre i necessari alimenti avendo rispetto dell’ambiente e in maniera socialmente responsabile?
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il 16 ottobre 2022 il Centro Tutela Consumatori Utenti ha dato inizio, in collaborazione con l’iniziativa “RI-NUTRI – Ripensare la nutrizione” della Fondazione UPAD (Università Popolare delle Alpi Dolomitiche), a una nuova serie di servizi temporanei corredati da comunicati stampa settimanali su temi e argomenti riguardanti l’alimentazione mondiale.

 

L’alimentazione vegana può salvare il clima?

 

Dal 1994, il 1° novembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale Vegan (World Vegan Day). Le persone scelgono una dieta puramente vegetale per motivi diversi, chi per ragioni di salute e chi a tutela degli animali. Da quando è nato il movimento “Fridays for Future” si è aggiunto poi un ulteriore motivo: la protezione del clima.

Secondo le stime delle Nazioni Unite (2019), l'intero settore alimentare è responsabile infatti del 19-29% delle emissioni di gas serra totali a livello globale, e addirittura del 21-37% secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico IPCC (2019). Fino all’80% di queste emissioni sono riconducibili alla produzione di prodotti animali, come carne e latte. Una riduzione del consumo di alimenti di origine animale può contribuire pertanto in modo significativo a diminuire le emissioni di gas serra.

Nel 2020 l’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL Austria ha calcolato le emissioni di gas serra di diversi stili alimentari per persona e per anno. Dal confronto è emerso che, passando dall’attuale dieta austriaca, fortemente basata sulla carne, a una dieta vegana, cioè puramente vegetale, è possibile ridurre le emissioni di gas serra a livello individuale di circa il 70%. Allo stesso tempo, un’alimentazione vegana richiede il 66% di superficie terrestre in meno rispetto all’attuale dieta austriaca.

Anche a livello globale ci si è chiesti quale effetto si riscontrerebbe teoricamente sulle emissioni globali di gas serra, qualora l’intera popolazione mondiale seguisse una dieta vegana. Uno studio dell'Università di Oxford (Springmann et al. 2016) ha messo a confronto diversi scenari nutrizionali, tra cui una dieta puramente vegetale, con i modelli di consumo alimentare a livello globale previsti dalle Nazioni Unite per l’anno 2050. In termini puramente matematici, nel 2050 una dieta di tipo vegano comporterebbe il 70% di emissioni di gas serra in meno rispetto ai suddetti modelli di consumo, in entrambi i casi con riferimento all’intera popolazione mondiale. Da notare che lo scopo degli autori di questo studio non era quello di promuovere la dieta vegana come unico modo corretto di alimentarsi, bensì quello di mostrare il potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra derivanti dall’alimentazione umana.

Il Dr. Lucio Lucchin, promotore del progetto “RI-NUTRI” e primario del Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’ospedale di Bolzano, afferma: “È possibile seguire un regime vegano per ragioni etiche, ambientali o salutistiche – se adeguatamente pianificato, per evitare eventuali deficit”. Silke Raffeiner, nutrizionista presso il Centro Tutela Consumatori Utenti, aggiunge: “Messa a confronto con altri modelli di consumo, una dieta puramente vegetale e completamente priva di prodotti animali ha il più grande potenziale in fatto di tutela del clima. Tuttavia, anche una riduzione della percentuale di alimenti di origine animale contribuisce alla mitigazione dei cambiamenti climatici”.

Una panoramica degli eventi in corso (presentazioni in lingua italiana) è consultabile sul sito https://www.upad.it/ri-nutri/.

 

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