Associazioni consumatori:

il Parlamento faccia marcia indietro,
i poteri dell’Antitrust per tutelare i consumatori devono essere potenziati

 

Gli strumenti per tutelare i consumatori devono essere implementati, non indeboliti. È questa la posizione delle associazioni Codici, Adiconsum, Adusbef, Assoutenti, Casa del Consumatore, Centro Tutela Consumatori Utenti e Confconsumatori, che giudicano negativamente gli emendamenti approvati lo scorso 4 maggio dalla Commissione Politiche Comunitarie del Senato relativamente al disegno di legge n. 2481 recante “Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2021”.

“Gli emendamenti approvati – sostengono le associazioni di consumatori – hanno come conseguenza quella che la sanzione pecuniaria fino al 4% del fatturato dell’impresa responsabile venga applicata soltanto per le infrazioni che interessano almeno tre Stati membri. Per tutte le altre infrazioni, comprese quelle a carattere puramente nazionale, non cambierebbe nulla rispetto alla disciplina attuale, che prevede sanzioni pecuniarie fino ad un massimo di 5 milioni di euro. Per tutelare i diritti dei consumatori in maniera efficace di fronte ai giganti del mercato bisogna rafforzare i poteri dell’Antitrust. Spuntarne le armi, significa indebolire l’Autorità e, di conseguenza, i consumatori e le associazioni che li rappresentano. La previsione di un massimo editale pari al 4% anche per le infrazioni non transfrontaliere avrebbe innanzitutto una sicura efficacia deterrente nei confronti delle grandi imprese, rispetto all’attuale limite di 5 milioni di euro, e permetterebbe ai consumatori di essere più garantiti dalle pratiche commerciali scorrette. Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello relativo al fatto che gli emendamenti approvati determinano una disparità di trattamento rilevante a danno delle piccole e medie imprese, la cui operatività è più spesso limitata al territorio nazionale, rispetto agli operatori di maggiori dimensioni. Posto che il 99,9% delle imprese italiane fattura meno di 50 milioni di euro annui (PMI), il massimo edittale del 4%, pari a 2 milioni di euro, per le infrazioni di carattere non transfrontaliero sarebbe per esse ben più favorevole dell’attuale soglia fissata a 5 milioni di euro. Solo poche imprese di maggiori dimensioni operanti esclusivamente sul territorio nazionale, il cui fatturato annuo sia superiore a 125 milioni di euro, sarebbero esposte ad una sanzione potenzialmente più elevata con la previsione di un massimo edittale del 4% anche per le infrazioni non transfrontaliere. Bisogna, inoltre, considerare che molte delle istruttorie condotte dall’Antitrust riguardano proprio casi di rilievo non transfrontaliero, per i quali continuerebbe ad applicarsi la sanzione massima di 5 milioni di euro, con le conseguenze discriminatorie descritte in precedenza. L’importo delle sanzioni erogabili dall’Autorità deve essere aumentato, i consumatori devono essere tutelati ed è per questo che, nel giudicare negativamente gli emendamenti approvati lo scorso 4 maggio dalla Commissione Politiche Comunitarie del Senato, si richiede il ritiro degli stessi e l’adozione di strumenti che incrementino i poteri sanzionatori dell’Autorità, baluardo imprescindibile nella tutela dei diritti dei consumatori”.

 

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